Sport

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Sport e Svago

Pula è immersa nella natura dai colori strepitosi e dai profumi mediterranei come tale ciò invoglia a trascorrere delle giornate all’insegna di sport e svago all’aria aperta.

Gli sport praticabili sono molteplici, tra cui corse e passeggiate a Piscinamanna in un bosco, tra la folta vegetazione e corsi d’acqua che formano cascate con acque cristalline.

sport e svago a pula

passando accanto alle strutture del Centro Polaris, ci conducono a dominare con la vista le valli comprese tra il Rio Palaceris e il Rio Montixeddu.

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percorsi

qui, potete visionare il sito e poter aderire alle prenotazioni:

Lunghezza: circa 10 Km,
Dislivello in salita: circa 350 m,
Tempo: circa 5 ore
Partenza: ore 8 Parcheggio Banca CIS, lato viale Diaz, Cagliari.
Auto propria, scarpe da trekking, pranzo al sacco, acqua da bere.
Costo: €20 a persona
Adesioni entro le ore 20:00 di venerdì 23 NOVEMBRE al 3489305607

Questi percorsi sono percorribili anche in bicicletta.

sport e svago pixinamanna
sport e svago bici

Percorriamo insieme alcune tappe di questa fantastica avventura. Lasciato il mare e indossati abiti adatti per una escursione montana, non ci resta che scegliere la meta.

      Gli itinerari naturalistici possibili sono le foreste di:

     1-Gutturu Mannu (Comuni di Capoterra e Assemini);

     2-Pantaleo (Comuni di Santadi e Nuxis );

     3-Monte Nieddu (Comuni di Villa San Pietro e Sarroch);

     4-Pixinamanna (Comuni di Pula, Villa San Pietro e Sarroch);

     5-Is Cannoneris (Comuni di Pula, Domus de Maria, Villa San Pietro).

il sentiero del basso sulcis si sviluppa nei territori comunali di Villa San Pietro e Pula. Il sentiero si affronta infatti in due giorni di marcia, il cammino necessita di tende e pernottamento. Lo sviluppo del sentiero è di 26.5 km dislivello in salita circa 900 mt.

3- Monte Nieddu (2.451 ettari)

     A Monte Nieddu si accede percorrendo da Cagliari o da Pula, la SS. 195 – Sulcitana, fino a Villa San Pietro, svoltando poi al semaforo in direzione delle montagne. Flora e fauna sono immense Il territorio aspro e selvaggio è attraversato da stradine non asfaltate, a tratti fortemente accidentate, talvolta difficili da percorrere con una semplice utilitaria. Gli stretti sterrati che si inerpicano sulle pareti rocciose e scoscese comunque, non mancano, di tanto in tanto di regalarci qualche emozione, per l’attraversamento, non raro, di fauna selvatica (cinghiali o cervi)

     Splendidi oleandri allietano quasi per intero il vostro cammino da “Punta de Su Suinargiu” e Su Sperrimu, all’ingresso di questa particolare area montuosa, fino a “Su Medau ‘e Monte Nieddu“. Percorrere da maggio a settembre le vallate del Rio Nieddu, con l’oleandro in fiore, di certo vi regalerà piacevoli ricordi.

4- Pixinamanna (4.796 ettari)

     Questa località è raggiungibile percorrendo la SS. 195 – Sulcitana fino a Pula. Proseguendo in direzione di Is Molas ed oltrepassando il Centro Ricerche indicato come Polaris, si raggiunge la Caserma forestale di Pixina Manna.

     La foresta di Pixinamanna, confina a nord con le foreste di Is Cannoneris e Pantaleo ed a Nord-Est con Monte Nieddu e Gutturu Mannu. Qui è presente la macchia mediterranea per lo più formata da cisti, eriche, elicrisi, mirto ed oleandro, si alternano maestose querce da sughero, lecci e ginepri secolari. Le strade interne al bosco sono percorribili solo a piedi o in bicicletta, per via degli sbarramenti apposti all’ingresso di esse al fine di tutelare e preservare l’ambientale naturale. La parte bassa, mediamente a quota 100 metri s.l.m. è ricoperta di pino marittimo, mimosa e corbezzolo.

Tappe

Dalla Caserma di Pixinamanna o Caserma del rio Palaceris, così detta per la presenza dell’omonimo Rio, si prosegue a piedi in una strada sterrata che conduce alla Dispensa Tonietti (rifugio montano e punto di ristoro a m. 231 s.l.m.) Da quì è possibile proseguire fino a s’Arcu e Montixi (m. 642 s.l.m.) e volendo, anche fino a s’Arcu e s’Olioni per discendere poi il Canale de su Longufresu. Altri sentieri interessanti da segnalare, sono quelli che dalla pineta di Pixinamanna (a quota 100 metri s.l.m.), portano a Punta Conch’e Moi o Moio (475 m. s.l.m.), a Punt’ e su Genovesu (m. 528 m. s.l.m.), Punta Eva(quota 551 m. s.l.m.), Su Casteddu ‘e Mont’ e Sali e Punta Truba Manna, passando da “Su GiardinedduSu queste alture, oltre alla natura incontaminata, popolata solo da daini, cervi e cinghiali, è possibile scorgere antiche costruzioni nuragiche e ruderi di villaggi medievali.

Nel parco Pixinamanna inoltre sono presenti lungo il sentiero attrezzi per poter praticare allenamento a stile libero

sport e svago pixinamanna
Sport e svago pixinamanna

e trascorrere piacevoli pic-nic grazie alle aree riservate

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Is Caschettasa

Is Caschettasa

Is caschettas magica pula

Is Caschettasa sono dolci della tradizione sarda, sono dolci che si preparano principalmente per la festa di Ognissanti

Is Caschettasa di Pula viaggia in sardegna

racchiudono in questa versione un ripieno di sapa, uva passa, mandorle e noci trittate finemente. Le mandorle devono essere precedentemente sbucciate e tostate.

Ingredients

  • Per il ripieno:
  • 250 ml di sapa (vino cotto)
  • 500gr di mandorle dolci pelate
  • 75 gr di semola di grano duro
  • scorza di arancia o limone
  • Per la pasta:
  • 250 gr di farina di grano duro
  • 200 ml di acqua
  • 50 gr di strutto

Infine sistemato sulla sfoglia di pasta,

successivamente lavorate e decorate da mani esperte con l’ausilio degli attrezzi tradizionali tra cui ” is sarrettas”

Questo dolce è conosciuto con diverse forme ad esempio a forma di “S” o a “chiocciola” a “U” Stendete la pasta ad uno spessore molto sottile e ricavate dei rettangoli di grandezze diverse. Ricavate dal ripieno dei cilindretti di circa un centimetro di diametro e di lunghezze varie (in base alle forme che volete dare alle vostre caschette). Adagiate i cilindretti di ripieno sui rettangoli di pasta e avvolgeteli con quest’ultima. Quelli più lunghi potete dargli una forma a spirale, oppure ad “S” o ancora, a forma di cuore . Per quanto riguarda le ricette, c’è da dire che ogni zona, ogni paese ne hanno svariate; Ad esempio spostandoci nei diversi punti della Sardegna, le differenze diventano più marcate e troviamo addirittura delle versioni senza la sapa, dove il ripieno è simile ad una pasta di mandorle. Anche i nomi con cui vengono denominati questi dolcetti possono essere completamente diversi, per esempio nel nord Sardegna sono chiamati tillicas o tiricca.

Chiesa San Giovanni Battista

Chiesa San Giovanni Battista

Chiesa San Giovanni Battista

La Chiesa Parrocchiale di San Giovanni Battista è ubicata nel centro storico di Pula progettata dall’Ing. Giuseppe Costa, lo stesso che progettò il Bastione di San Remy a Cagliari, è in stile neoclassico costruita nel 1899 consacrata dal monsignor Balestra il 20 novembre 1910 sostituendo la preesistente Chiesa Romanico- Pisana del 1600, si possono infatti ancora notare i materiali utilizzati provenienti dall’antica città punica-romana

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La Chiesa San Giovanni Battista si presenta con tre navate e cappelle laterali, tra cui del S.Crocifisso e della S.S. Assunta. La facciata presenta una suddivisione in tre parti per di più con i portoni originali risalenti al 1900 inoltre affiancati da lesene e sormontati da loculi con vetri policromi come quello posto centralmente.

il campanile non fu spostato ma rifatto completamente aggiungendo due campane laterali

Bussola

Per quanto riguarda la Bussola è del 1926, nella parte alta si trovano dei rosoni in vetro policromi, del 1993

In particolare troviamo al centro Sant’Efisio, alla sinistra San Lorenzo e infine alla destra San Raimondo. Altrettanti stemmi tra cui papali, confraternita stemma del comune e regione

interno della Chiesa

Appena entrati sulla destra troviamo la Croce delle indulgenze in tal modo toccando questa croce si acquista un’indulgenza.

Sarcofaghi

Proseguendo sulla destra si può notare il sarcofago in marmo contenente le spoglie della duchessa di San Pietro Agostina Deroma cui la lapide recita delle così:

vedo così tanta grazia, mesi, devozione,
virtù e onore, tutte queste cose con se,
giacere qui con lei morta. Il dolore è così grande
che la sua stessa misura non si può calcolare.
perchè il nome di “Agostina” fa scoppiare allora il
cuore a un pellegrino?
la Duchessa mosì il 5 agosto dell’anno del Signore 1759

Mentre l’altro sarcofago proviene dalla città punica di Nora.

Stendardi

In alto al sarcofago troviamo uno degli stendardi più antichi della Parrocchia rafigurante la Madonna del Carmine del 1955 e l’altro vicino alla sacrestia è della Beata Vergine Assunta

Infine nella Chiesa di San Giovanni Battista tra le cose più importanti c’è l’altare ligneo del 500 in stile barocco, si presume fosse della preesistente Chiesa pisana di cui doveva esserci l‘Altare Maggiore. Così che la cappella di San Francesco del 1916 che presenta attualmente i disegni ancora antichi.

Altare

L’altare fu rifatto nel 1963 a oggi si presenta con un bel presbiterio, ai sui lati notiamo le Nichiette,

di cui sono contenute le reliquie dei santi sulla destra, mentre sulla sinistra ci sono gli oli santi del crisma(cresima) dei catecumeni e degli infermi.

infine parliamo degli affreschi originali dei primi del 900 e restaurati nel 2001 vennero ricoperti di calce come accadeva in epoca fascista. L’ Abside è stato decorato ex-novo ricostruendo da vecchie fotografie il disegno in precalce, mentre il resto è stato portato alla luce con la tecnica del rigatino e del puntinato.

Is Malloreddus

is malloreddus

is malloreddus

Is malloreddus sardi è una tipica pasta sarda campidanese, in particolare hanno la forma di conchiglie rigate.

Is malloreddus su ciuliri
ciuliri

La Lavorazione

La lavorazione è rigorosamente fatta a mano

Ingredienti:

Semola, acqua, sale e zafferano,

Preparazione: lavorare bene la semola con l’acqua tiepida leggermente salata sin che abbia una consistenza piuttosto dura. Quindi staccare un pezzetto di pasta e fare dei bastoncini, tagliarli della lunghezza di circa 1 cm e con un movimento del pollice schiacciarlo in su “ciuliri” ( canestro fatto con il culmo secco del fieno) Is malloreddus si cuocciono in acqua bollente e si condiscono con pomodoro fresco e basilico e in più la salsiccia fresca

L’origine del nome

Il termine malloreddu (plurale malloreddus) è un diminutivo di malloru, che in sardo campidanese  significa toro. Di conseguenza, malloreddus vuol dire vitellini. perciò al momento della lavorazione lo gnocchetto prendeva questo nome per via della trasformazione che subiva la pasta dopo essere stata schiacciata nel canestro

Is Pillus

Questi erano piatti considerati della Domenica e tutt’ora presenti nelle sagre, dallo stesso impasto precedentemente descritto, si ricavano Is Pillus un’altro tipo di pasta antica. Si ritagliano dei pezzi di pasta con forme oblique o triangolari. sucessivamente alla cottura vengono come da ricetta antica si condiscono con un ottimo sugo di galletto ruspante.

Sagra di Sant’Efisio

Sagra Sant’efisio del primo maggio

sagra sant'efisio primo maggio

Nacque ad Elia, alle porte di Antiochia in Asia minore, nel 250 d.C. da madre Alessandra ( pagana ) e padre Cristoro ( cristiano ). Educato dalla madre all’Idolatria. Efisio si arruolò all’esercito romano per combattere i Cristiani. ( per questo motivo il simulacro del Santo si presenta in vesti militari )

Per di più durante il viaggio verso L’Italia, li si presentò in cielo una grande Croce accompagnata da tuoni e fulmini, infatti per ripararsi la vista da tutto ciò mise la mano davanti agli occhi così che si ritrovò una stimate a forma di croce nella mano destra e la voce di Gesù che gli narra il suo futuro martirio per la fede Cristiana.

sagra sant'efisio

Arrivato a Gaeta, viene battezzato e decide quindi da li in poi di battersi per la fede Cristiana e di sconfiggere il paganesimo. Giunto in Sardegna diffonde il Vangelo creando un gruppo i fedeli. Successivamente decide di scrivere una lettera all’imperatore nella speranza che anche egli si converta, ma per questa ragione viene carcerato in una cripta profonda di stampace ( consigliato da visitare )

carcere di stampace sagra di Sant'Efisio
carcere di stampace cagliari

Intanto continuavano le conversioni, venuto a conosceza Diocleziano che lo promosse capitano del suo stesso esercito, ordinò la condanna a morte del Santo Martire presso Nora. Il tutto si verificò nell’anno 303. Il Santo prima di morire chiede a Dio di protteggere il popolo sardo dai nemici e dalla malattia.

La promessa

Ed è per questo che all’apice della paura il magistrato civico fece voto che se la peste a Cagliari fosse cessata sarebbe stata organizzata una solenne processione nella quale il simulacro del Santo avrebbe ripercorso il tragitto dallo stesso compiuto, dal carcere di Stampace fino al luogo del martirio nelle Chiesetta di Nora a Pula e viceversa. Nel 1652 Cagliari venne liberata dalla peste. Dal 1657 Cagliari rende omaggio al Santo.

La Sagra

 il Giovedì Santo, alle venti, una processione si avvia secondo un rituale predeterminato nei secoli dalla tradizione religiosa del popolo. È la “partecipazione” del Santo della Sardegna alla Pasqua L’Arciconfraternita del “Gonfalone” ripercorre il tradizionale Giro delle Sette Chiese nel Giovedì della Settimana Santa: il corteo parte dal santuario di Sant’Efisio per raggiungere, di seguito, le chiese di Sant’Antonio, delle Monache cappuccine, di San Giovanni, dell’Oratorio dell’Arciconfraternita del Santissimo Crocifisso, di Santa Rosalia, di Sant’Anna, per poi ritornare nuovamente a Sant’Efisio. mentre a Pula si effettua la visita e la sosta della reliquia nelle case

la partenza del simulacro

oggi si festeggia con grande devozione e fede la 364° sagra di Sant’Efisio, partendo come da tradizione dal 1°maggio al 4 maggio. Il primo maggio, come ormai da tradizione sono innumerevoli i gruppi che partecipano da tutta la Sardegna per rendere omaggio al santo martire, si ritrovano nel convento dei salesiani a Cagliari creando un ambiente di condivisione di fede e speranza, dopo una solenne benedizione il cocchio rigorosamente d’oro trainato da un giogo di buoi che possono arrivare a pesare anche quindici quintali, iniziano le manovre nella piazzetta di stampace per iniziare il pellegrinaggio portandosi dietro una folla immensa di fedeli per quasi 100 km. Le comunità di Giorgino, Su Loi, Capoterra, Sarroch e Pula accompagnano Sant’Efisio lungo tutto il suo pellegrinaggio.

Gli abiti, i gioielli, vengono minuziosamente curati e tramandati per tradizione. gli animali tra cui buoi che trainano delle ” Traccas” o carro addobbato a festa e sono curati in ogni particolare e accompagnati lungo il viaggio.

figure principali

L’arciconfraternita svolge un ruolo importante per tutte le fasi della festa, viene nominato l’Alternos figura centrale del rituale che rappresenta la figura del sindaco in tutte le fasi della sagra. Si aggiungono cavalieri, miliziani e traccas.

Le soste

La prima sosta è nella Chiesetta di Giorgino presso la Famiglia Ballero che custodisce il più modesto carro campestre. prima di arrivare in tarda serata a Sarroch si fa una breve sosta a villa D’orri.

Arrivo a Pula

il 2 maggio arriva a Pula, accolto da una folla di fedeli provenienti da tutti i paesi, da tappetti di fiori con suoni di launeddas e organetto

Sagra di Sant'Efisio  pula
pula
Sagra di Sant'Efisio Pula

finalmente alla sera viene accompagnato a Nora nel luogo del martirio per poi ritornare alla Chiesetta di Stampace il 4 maggio.

Torre di Cala D’Ostia

Torre di Cala D’ostia

Torre di Cala D'Ostia Santa Margherita Pula

La Torre di Cala D’Ostia si trova a Santa Margherita piccola frazione di Pula, famosa per le sue spiagge e il campeggio, nonché per la Torre. Fu eretta dagli spagnoli nel 1601 per la difesa e la custodia del presente regno. Essi la costruirono a circa 5 miglia dalla torre del Coltellazzo di Nora, a ponente nella cala denominata ” Cala De Hostia ” ovvero della foce del fiume.

Torre di Cala D'Ostia Santa Margherita

La costruzione

Torre di cala D’Ostia

L’ingegnere Antonio De Vincenti fu incaricato nel 1721 da sua maestà Vittorio Amedeo II di redigere progetti di nuove fortificazioni costiere e restaurare quelle già esistenti. Per una più valida difesa delle coste della nostra isola. nel 1728 vennero conclusi i lavori. Di forma troncoconica di 7,40 m di diametro attrezzata con piccole e medie bocche di fuoco, costruita alla foce de rio per impedire al nemico l’approvvigionamento dell’acqua.

La Struttura della Torre

La Torre di Cala D’Ostia conserva tutti i particolari architettonici in particolare all’interno il corridoio d’ingresso con voltino in ginepro, la volta in pietra, la finestrella d’areazione, la scala realizzata nello spessore del muro con i gradini in pietra.

ingresso
finestrella d’areazione
Torre cala d’ostia gradini in pietra

All’esterno, il lastrico pavimentato in cotto, le ” troniere” per le bocche da fuoco rivolte a mare, nonchè i ” merloni” di protezione provvisti di paraschegge. Dall’antica torre costruita della linea di costa rimangono poche testimonianze.

Il crollo

Dall’ episodio nessun soldato scampò alla tragedia che accadde durante alcuni tiri a salve, diretti al naviglio sospetto che incrociava quella zona senza farsi riconoscere.

Per di più invitato “all’ubbidienza” anche dalle altre torri litoranee perchè non segnalava la nazionalità d’appartenenza.

Dopo una detonazione, la torre cedette a causa di un’esplosione per poi ricadere a pezzi nel mare. Infatti con la ristrutturazione si spostarono a circa 20 m per evitare i fenomeni di erosione cui era soggetta la costa.

Secondo quanto riporta una relazione del capitano Ripoll prima dell’esplosione avvenuta nel 1773, l’organico era così composto:

Alcaide Giovanni di bitti anni 67 in servizio da 25 anni, Giuseppe Ardo di san pietro 45 anni servizio da 7 anni, fabrizio perella 26 anni in servizio da 25 anni e Sisinnio Fraci 33 anni in servizio da 8 mesi. Il vicerè Giuseppe Maria Montiglio il 21 luglio 1834 dispose che gli amministratori provvedessero all’approvvigionamento di diversi generi ed “effetti” necessari alle torri.

nel 1833 arrivarono a Cala D’Ostia: un treppiedi in ferro, un tavolino ” con i suoi tiretti e chiavi”, un banchetto, una spilla di ottone, una cavagna “grande cesta morbida” manici di riserva per scure e vanga, ferri di campagna, fucili etc. tuttavia nelle zone adiacenti ci sono stati vari ritrovamenti ad esempio dai miliari romani, colonne provenienti da Nora. Risale al 1956 una segnalazione dei carabinieri di Pula del ritrovamento di di un “cannoncino che stava sulla torre di Cala D’Ostia”

le Amministrazioni coscienti della valenza, hanno avviato un restauro teso a preservare la torre dal degrado. Questo manufatto, costruito nel 1773, merita particolare attenzione per la sua architettura e il buono stato in cui si trova.

La riqualificazione

Oggi l’Amministrazione ha provveduto alla riqualificazione installando degli arredi tra cui panche e tavoli poco distante un piccolo parco giochi dando vita così a un parco in cui poter trascorrere piacevoli giornate all’aria aperta immersi nella natura.

Per raggiungerla dobbiamo prendere la Strada Statale 195 in direzione Domus de Maria ( Chia ) – Teulada. Lasciato alla nostra sinistra il bivio per Is Molas – Piscina Manna proseguiamo ancora per qualche chilometro sino a quando allo nostra destra incontriamo una piccola chiesetta  (la chiesetta di Santa MArgherita), a questo punto dobbiamo uscire dalla strada statale e continuare per la via che parte proprio a fianco della chiesetta e da lì proseguire per il lungo mare a pochi km troverete la torre sabauda.

Torre di Cala D'Ostia Santa Margherita parco
parco Cala D’Ostia

Indirizzo : Santa Margherita di Pula 09050

Orari: Aperto 24h su 24

Torre di Coltellazzo

Torre di Sant’Efisio-torre di coltellazzo

Torre di Coltellazzo

La torre dei Coltellazzo o Coltelles chiamata anche castelli poi prese il nome del glorioso santo Efisio, fu costruita dagli spagnoli nel XVI secolo. Architettonicamente è simile a quella di San Macario.

eretta sul promontorio capo di Pula ha una forma troncoconica la cui circonferenza di base misura 43m, con diametro di circa 14m. L’ altezza originale costruita dagli spagnoli, ha subito variazioni poichè la più recente struttura in muratura, un solaio in cemento armato con dei ferri arruginiti che causarono dei cedimenti.

Torre di Coltellazzo
Torre di coltellazzo e alcuni cedimenti del nuovo volume

La costruzione auspicava da torre di avvistamento come voluta da Filippo II re di Spagna la quale contribuiva alla difesa con la torre di San Macario, cala d’ostia e Chia.

la costruzione

Si sa inoltre che nel XX secolo gli abitanti di Pula e zone limitrofe smantellarono e riutilizzato i materiali da costruzione provenienti dalla Città di Nora. Ugualmente anche le antiche maestranze, che stipulavano contratti d’appalto con la Reale Amministrazione delle Torri utilizzarono i conci per la costruzione delle Torri di Sant’Efisio, San Macario E di Chia prelevandoli dai moli di Nora.

così che spiegherebbe la velocità della realizzazione di queste Torri. Nel 1578 il vicerè De Moncada in una relazione diretta al re Filippo II prospettò, il progetto di innalzare sul promontorio una buona Torre.

Torre di Coltellazzo
stazione semaforica di Capo Pula

il costo della progettazione della Torre era di 300 ducati, e sei ducati al mese agli arruolati torrieri.

Posizione

Tuttavia la posizione elevata di questa Torre permetteva l’avvistamento dei bastimenti e per questa ragione era la prima a segnalare il pericolo imminente mettendo in allarme gli abitanti e i miliziani addetti alla difesa. La torre è chiamata ” Coltelles de armas” erano battezzate così le torri dotate di cannoni capaci di rispondere ai combattimenti delle forze navali.

Torre di coltellazzo
Sant’efisio tela del Zuddas (1880) proprietà dei Marchesi Manca di Vallermosa

In occasione della sagra di Sant’efisio le torri dislocate dal 1657 lungo la strada da Cagliari a Pula salutavano la processione con colpi di Cannone

che infittiva gli spari a salve anche durante le funzioni religiose e dei festeggiamenti.

Concludendo, oggi si può visitare la Torre tramite le visite guidate che partono dagli scavi dell’anticà città di Nora sino al raggiungimento della stessa Torre per offrivi delle belle viste dall’alto

Torre di coltellazzo
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La Torri di San Macario

Torre di San Macario

Corsari e Pirati del Mediterraneo e la torre di san macario

All’inizio del 1500, mentre l’impero turco raggiungeva la massima espansione, si formarono lungo le coste dell’Africa settentrionale gli stati barbareschi d’Algeri, Tripoli e Tunisi. prima governati da funzionari ottomani poi sempre più autonomi. originarono le città-stato mussulmane, le quali ebbero come principale attività, la pirateria.

Essi per di più esercitavano una vera e propria attività territoriale, con la divisione del bottino per quote di partecipazione.

il governo con Khair Ad Din

Per tutta la prima metà del 500 il mediterraneo fu dominato dai fratelli Arug detto Barbarossa ( Baba Arug) e il fratello Khair Ad Din. Poi ottenuto il governo dal fratello divenne il capo di una compagine di incursori. Egli morirà dopo l’incursione dell’ultimo saccheggio a causa di ciò lasciò tutto al figlio Hassan Agà Pascià, costui era adottato essendo un pastorello sardo rapito intorno al 1538 mentre pascolava un gregge su una spiaggia.

Khair Ad Din
 la torre di san macario Hassan Agà Pascià i corsari torre di san macario

Nel XIV secolo l’invadente potenza dei Turchi , rendeva difficile il traffico anche nelle nostre repubbliche marinare che infatti rese indispensabile un nuovo dispositivo di difesa costiera. Fu Pietro il Cerimonioso a dare il via alla costruzione delle Torri , con il compito di avvisare della presenza di eventuali nemici. Conseguentemente Filippo II approvò infatti i trenta capitoli proposti dai tre stamenti il 29 settembre 1587 scegliendo poi tra gli spagnoli congedati dall’esercito residenti in Sardegna successivamente i Sardi congedati dalla Milizia.

LA TORRE e la sua storia

Fu costruita nel 1595 sull’isolotto che prese il nome dall’antico culto che si praticava presso il monastero bizantino eretto in nome del Divo Machario.

torre di san macario

M a ancora più importante prima della costruzione della torre erano stati costruiti vari edifici dei patron delle tonnare per la lavorazione e la custodia del pescato e per dormitori dei quali ancora oggi se ne vedono le tracce.

Le torri di Pula
torre di san macario

Le armi

La Torre di San Macario, chiamata ” de Armas” dagli Spagnoli era stata progettata per accogliere sulle piazze d’arme, bocche da fuoco capaci di rispondere al cannoneggiamento navale.

armi per rispondere al fuoco nemico

La Torre, dal punto di vista delle armi, comprendeva, due cannoni di grosso calibro puntati soprattutto verso il mare aperto, uno piccolo a protezione tra il canale di separazione tra l’isolotto e la terra ferma, mentre un pedriere e in seguito una spigarda, a difesa dell’area antistante l’ingresso. La Torre di san macario era dotata inoltre di bertesche per il tiro radente, in particolare alla difesa del piede e di caditoia così che da poter piombare il nemico attentava il boccaporto d’ingresso.

torre di san macario

A protezione dei torrieri che sporgendosi potevano diventare un facile bersaglio, sono stati costruiti sui punti cardinali piombatoi e garitte provvisti di feritorie.

per lo stesso motivo cioè per salvaguardare il torriere venne costruita pure una cisterna atta alla resistenza a oltranza in caso di assedio, era la cisterna con la sua rete idrica,l’acqua piovana si incanalava in un grosso recipiente di terracotta che in seguito indirizzava l’acqua nella cisterna così che l’organico attingeva con il permesso del comandante.

scale interne della torre

Tuttavia ad oggi rimane tra le tre torri la sola raggiungibile per via mare, con un’imbarcazione privata dal porto di Perd’e Sali mentre la Torre dei Coltelles e la Torre di Cala D’ostia sono visitabili mentre si fa una passeggiata o con una guida turistica nel caso di Coltellazzo.

Batteria Corrado Boggio

Batteria Boggio Fortino

Batteria Corrado Boggio fortino pula sardegna
torre di avvistamento coltellazzo

La storia difesa anni 40

Cagliari per la sua posizione strategica costituiva nonchè la stazione aereo-navale più importante del mediterraneo, difatti per questa ragione Cagliari possiede una lunga storia difensiva di oltre otto secoli che va dal periodo dei Giudacati sino alla seconda guerra mondiale. Tuttavia rimangono oggi numerosi fortificazioni militari tra cui castelli, torri costiere, fortini, per esempio batteria Corrado boggio postazioni telematiche e stazioni di tiro.

Batteria Corrado Boggio fortino pula sardegna
torre di coltellazzo di avvistamento da batteria corrado boggio

Il loro compito

 il loro compito era di sorvegliare i movimenti navali britannici fra Gibilterra e Malta. per questa ragione Il sistema difensivo cagliaritano, organizzato dalla Regia Marina nella metà degli Anni Trenta,  comprendeva una estesa rete di Stazioni di avvistamento e 12 batterie in postazione fissa ripartite in tre gruppi operativi. Conseguentemente Le prime ad essere allestite furono le batterie del “Fronte a Mare” (F.A.M.), comprendente tre opere antinave di medio calibro armate con cannoni scudati da 152/50. Si trattava di artiglierie abbastanza recenti, modello A.1918, aventi una gittata  di 18 km, con questo obbiettivo le installazioni erano contraddistinte da un nome proprio alfa-numerico: Corrado Boggio ( C-146)Roberto Prunas,(C-135) e Carlo Faldi( C-165) , ed ubicate rispettivamente a Capo Pula, Capo S.Elia e torre Mortorio. 

Batteria protezione dagli attacchi navali

Corrado Boggio (C-146)

Così che Il compito di queste batterie non solo era proteggere il porto navale ma anche la batteria boggio . La batteria ( C-135) non solo difendeva il porto e la base navale, ma soprattutto aveva il compito della protezione della postazione Corrado Prunas , essendo il punto focale del dispositivo antinave del golfo le cui artiglierie, nel caso in cui ci fosse un attacco dal mare, dovevano incrociare il tiro con quelle della Boggio (C-146) e della Faldi (C-165) .

Postazione Batteria Boggio

Batteria corrado Boggio fortino pula sardegna

Ad ogni modo, per quanto riguarda la sua postazione in particolare, in alto sul promontorio, L’impianto della batteria boggio si caratterizza per la presenza di piazzole circolari posizionate e mimetizzate con la roccia locale fornite di uno spesso basamento in calcestruzzo munito di perni per l’ancoraggio dei cannoni.

Batteria Boggio fortino pula sardegna piazzole ancoramento cannoni
piazzole ancoramento cannoni batteria corrado boggio

Le munizioni

Le munizioni nella Batteria Boggio erano accantonate nei vani rettangolari protetti da portelloni metallici, ma un rilevante quantitativo di colpi era alloggiato nelle riservette ricavate lungo le pareti dei bunker che collegano le piazzole tra loro.

Batteria Corrado Boggio vani per munizioni
Batteria Corrado Boggio

inoltre venivano trasportate le munizioni verso le torrette di avvistamento con dei carrelli infatti, sono presenti ancora oggi i binari come illustrati sotto

naturalmente essendo una zona sotto la responsabilità della Regina Marina contro appunto le invasioni britanniche tutta la zona era recintata da filo spinato sistemato con dei paletti in ferro lavorato.

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per poter raggiungere Batteria Boggio o Parco Santa Vittoria. bisogna percorrere tutto il viale Nora arrivando da Pula, oltrepassata la stazione della marina militare e raggiunta la prima rotonda, svoltate a sinistra come da immagine.

Villa Santa Maria

Santa Maria Pipia

Villa Santa Maria Pula-ca-
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Vi sono pochi edifici importanti a Pula uno tra i tanti è sicuramente la Villa Santa Maria, costruita da Gaetano Cima nel 1838 nello stile neo-classico palladiano. Cima è l’Unico architetto di gran nome in Sardegna: fu noto per le grandiosità dei suoi disegni e per i costi esagerati delle sue opere. Villa Santa Maria ha ancora molti dei suoi mobili originali, è di proprietà privata e non è aperta al pubblico. La facciata di Villa Santa Maria è stata soggetto di un francobollo da 500 lire nel 1985.

Francobollo da 500 lire Villa Santa Maria Pula

La Casa

la Villa si presenta in via Nora, lungo il centro storico, con un muro di cinta che in tal modo ricorda il vecchio paese in cui si racconta che i muri erano basati su blocchi di pietra provenienti dai ruderi di nora due leoni al di sopra del cancello e un immenso giardino, fu costruita in onore del console di marina Giuseppe Angelo Randaccio, e prese il nome di “Casino Randaccio“. La villa è stata costruita sulle rovine di una chiesa dedicata a Santa Maria Pipia (Santa Mariedda). un lungo viale con ai lati dei pilastri che sorreggono dei grossi vasi. si trova un sottoscala e ai lati due rampe di scale che conducono all’ingresso principale della sala più lussuosa

sala di ingresso Villa Santa Maria Pula
Ingresso Villa Santa Maria

Per di più all’interno della casa sono presenti come dicevamo appunto i mobili originali come potete notare di seguito la pavimentazione autentica, la casa è di tre piani, in quanto veniva accolta pure la servitù. era una famiglia nobile di Pula.

Sala Villa Santa Maria

Pianoforte Villa Santa Maria Pula
salotto Villa Santa Maria Pula

la famiglia cugia

Cugia di Sant’Orsola è una Famiglia della nobiltà italiana, originaria della Sardegna, e precisamente di Sassari, dove è documentata dal XVI secolo, mentre l’omonimo palazzo ivi presente è del XVIII secolo, che si è segnalata soprattutto, attraverso l’opera e le iniziative di diversi suoi esponenti, i quali hanno rivestito ruoli di primo piano a livello sia militare, sia politico, nell’ambito della storia del Regno di Sardegna prima e del Regno d’Italia.

Socia fondatrice; prima presidente; consigliere; delegata del Consiglio; componente di vari Comitati e Commissioni.
Madrina del Club di Sassari e Nuoro.
Componente del Comitato nazionale Estensione (1970-1971); Vice Presidente nazionale (1971-1973); Gouverneur (1973-1975); Medaglia d’oro dell’Unione Italiana del Soroptimist International per la presenza assidua alle sue manifestazioni e a quelle della Federazione Europea e dell’Internazionale.

Attivissima in ognuno dei campi d’azione proposti dal Soroptimist, ha particolarmente curato la visibilità del Club con convegni, mostre, tavole rotonde, borse di studio, ospitalità a socie dei Club nazionali e stranieri aiutata in ciò dal suo polilinguismo e dalla sua innata classe.

Memorabile il Convegno Nazionale su La delinquenza minorile e l’opera del Tribunale per i minorenni” (Cagliari 25-26 aprile 1969), relativa a studiare i problemi dell’educazione e dell’inserimento sociale dei minorenni disadattati e a proporre soluzioni ad essi. Alla chiusura dello stesso i relatori hanno formulato una mozione agli organi competenti al fine di potenziare, strutture, mezzi, personale qualificato dei Servizi sociali

Opere care a Maria

altrettanto caro a Maria è stato quello dell’arte,
– il Convegno su Villa Santa Maria in Pula (19 gennaio 1968), opera del grande architetto Gaetano Cima (1805-1878), residenza di campagna di Maria, organizzato con la collaborazione dell’allora Soprintendenza ai monumenti e gallerie di Cagliari. Vicina anche per professione alla natura Maria conosciuta con il suo titolo nobiliare di Donna

La tenuta

Maria era padrona di molti appezzamenti di terreno agricolo, dagli ulivari

di cui infatti produceva l’olio e varie piantagioni, non solo, soprattutto avevano un’ingresso diretto alla spiaggia.

Non solo

Villa Santa Maria terreno agricolo